martedì 6 marzo 2012

dopo un anno di silenzio, il tav: una questione di principio e di rilevanza globale


dedico questo post a mia madre che ho perso un anno fa, Ada, e alla madre che l'umanità rischia di perdere, la Terra


Se c'è un momento per porre una questione di principio, è proprio l'attuale. In economia, quel progetto è imprevidente e intempestivo. Per il diritto europeo, a dispetto di quel che ne dicono i politici, è ancora informale. Per il buon senso, è inattendibile in quanto varato, poi cambiato e cambiato, e immancabilmente ad ogni passo proclamato assoluto.
Insomma, è arrogante, umana ùbris dalla quale il buon governo dovrebbe tenersi alla larga perché l'arroganza genera astio. Questo nel mondo civile, perché poi verso la Terra quel progetto è degenere: scavare per traverso il più maestoso "ostacolo" naturale posto fra l'Atlantico e il Mar del Giappone! Ferirla nel profondo dell'Acqua, ferire le Alpi! 
Colpo di coda del Novecento stragista e scioccante. La scuola di Chicago, fallita con il Cile, l'Argentina, le case confiscate negli Usa, i crediti al consumo in Grecia, in Italia ora vuole mettere il cappello più in alto: i decretoni miliardari... per venderci cartolarizzati a prezzi di fallimento?
Invece, quando i voli a medio raggio saranno finalmente scoraggiati, insieme con il traffico su gomma a lungo percorso, tutti saranno capaci di riconoscere come saggia la non-violenza di un treno veloce verso la natura, o come dissennato il suo contrario.

Il Corridoio5 ferroviario può chiedere ai frettolosi di rilassarsi davanti alle Alpi come è sano fare. Tutto qui, mezz'ora di rispetto. Gli ingegneri troveranno soluzioni per ulteriormente migliorare la linea che esiste, nel sostanziale rispetto della Terra (il rispetto diventi un criterio-base per l'ingegneria del XXI, che ormai conosce i misfatti commessi con il via libera delle valutazioni d'impatto ambientale). 
Milioni di persone avrebbero ragione di opporsi al progetto tav in nome del diritto democratico di intervenire nel disegno degli scenari, del modello di sviluppo. A viso aperto, senza ombra di violenza, in franco dialogo con i giornalisti, ma anche con civica determinazione e capacità di disobbedienza civile.
Spero che, fra un anno o due, la maggioranza della popolazione possa ringraziare la Val Susa per avere posto in discussione un modello fallimentare e per avere stimolato la nascita di scenari alternativi. Ciotti, Landini, Mercalli, Revelli stanno indicando passaggi utili, e anche Abbà l'ha fatto. 
Non ci sono gli irriducibili da isolare, ma una cittadinanza da recuperare per tutti.


I nuovi media e la tav, i nuovi media e le grandi opere di dubbia utilità, subito in agenda.

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